DON PASQUALE di Gaetano Donizetti, al Teatro Massimo Bellini di Catania

La produzione in scena, dal 17  al 25 ottobre  -tutte recite sold out- è l’allestimento storico del Teatro Regio di Torino firmato da Ugo Gregoretti, ripreso per Catania da Giandomenico Vaccari. Scena e costumi Eugenio Guglielminetti, luci  Gaetano La Mela, aiuto regia Alessandro Idonea.

Cast (turno A)

Don Pasquale Dario Russo

Ernesto Jack Swanson

Norina Marina Monzò

Dottor Malatesta Nikolai Zemlianskikh

Notaio Dario Giorgelè

Mai come questa volta negli ultimi anni, la grande protagonista è stata l’Orchestra del Teatro Massimo Bellini, guidata dal giovanissimo direttore Riccardo Bisatti, considerato tra le promesse della nuova generazione.

La freschezza dell’esecuzione, la chiarezza nei passaggi comici e l’agilità della scrittura orchestrale, che in quest’opera richiede agilità e brillantezza, hanno reso omaggio al musicista che è riuscito a coniugare comicità, melodia e drammaturgia con grande efficacia.  Un’opera buffa come questa richiede che la direzione eviti eccessi farseschi che compromettano la qualità musicale e davvero, in questa occasione, la direzione ci è apparsa equilibrata e rispettosa del testo e della musica.

Negli anni Quaranta dell’Ottocento l’opera buffa aveva segnato un momento di stasi nella sua evoluzione e le nuove creazioni tendevano a ripetere sempre i cliché rossiniani.  Gaetano Donizetti fu l’ultimo grande operista italiano a ignorare questa tendenza, e  il Don Pasquale, musicato nel 1843, ne è un esempio. L’opera comica divenne sempre più incline a sfumature sentimentali.

La trama è un classico della tradizione farsesca e in pratica schiera una serie di personaggi improntati sulle maschere della commedia dell’arte: un vecchio riccone, Don Pasquale, imbrogliato da una coppia di giovani innamorati, Norina ed Ernesto, con l’aiuto di un saggio, il Dottor Malatesta. In questo plot abbastanza stereotipato, la musica è pervasa da una vena sentimentale e persino seria. Sul libretto di Giovanni Ruffini, il musicista concentra l’attenzione sugli individui, aumentando da subito la possibilità che lo spettatore si identifichi coi personaggi, Nell’aria del baritono “Bella si come un angelo” o in quella del tenore “Sogno soave e casto” la melodia lascia poco spazio a recitativi, oscillando tra il comico e il sentimentale. Nel passaggio più conosciuto della partitura, l’aria di Ernesto “Cercherò lontana terra”, nell’atto II, il preludio orchestrale comprende un lungo e malinconico assolo di tromba. Lo strano effetto di questa melodia delicata e addolorata affidata ad uno strumento a fiato,  ha connotato l’impianto musicale dell’opera di una originalità che avvicina oggi il Don Pasquale a partiture novecentesche o addirittura contemporanee.

E se si diceva che la vera protagonista, di questa edizione del Bellini di Catania, è stata l’orchestra lo si deve anche alla potente, ma insieme suadente, tromba solista di Mario Musumarra che ha servito un generoso assist al tenore nel suo canto di isolamento e solitudine. Un duetto tra voce e strumento.

Sul cast ascoltato nella sera del debutto,   il soprano  Marina Monzò, Norina, ha esibito una  voce adatta a gestire fraseggio brillante e agilità, perfettamente aderente al ruolo di donna capricciosa e femminile, pudica e seducente; il basso,  Dario Russo, Don Pasquale,  presenza scenica che riesce a incarnare la maschera “anziana autoritaria” senza risultare semplicemente caricatura, e vocalità dal timbro scuro ma non sempre potente; Ernesto, incarnato da Jack Swanson, si mantiene in equilibrio con l’ensemble di coro, orchestra e solisti e, infine, il baritono, Nikolai Zemlianskikh, brillante nel suo ruolo di intermediario,  offre una significativa prova nel duetto dell’atto III, col basso che ha fatto guadagnare ai due un richiestissimo bis.

Accanto all’Orchestra, a sostenere l’equilibrio coinvolgente si colloca il Coro, allegro e leggero, diretto dal Maestro Luigi Petrozziello.

Gradevolissima la visione d’insieme nella costruzione scenica a tratti realistica a tratti romantica -suggestiva la Roma di sfondo con la barca che varca il fiume e la luna che appare nei momenti più romantici- nell’uso di costumi dai colori chiari, eleganti che conferiscono al clima dell’opera un’atmosfera ottocentesca (entrambi di Eugenio Guglielminetti).

La scelta portata avanti dal Teatro Bellini di riproporre la storica regia di Ugo Gregoretti, ripresa da Giandomenico Vaccari, è un omaggio a uno dei più grandi interpreti di teatro e cinema italiani; una impostazione ironica, mai caricaturale, capace di rispettare il carattere buffo dell’opera senza cadere nel grottesco sterile e di rispettare la qualità vocale. A potenziare e sottolineare alcune trovate plastiche dall’effetto magico le luci curate da Gaetano La Mela.

Questa edizione del Don Pasquale al Teatro Massimo Bellini è decisamente riuscita: una proposta che combina qualità artistica, divertimento e cura scenografica.

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